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Direzione Pd, approvate regole per il Congresso Epifani a Letta: «Subito verifica in Parlamento»

Una Direzione lampo per approvare le regole che danno il via alla fase congressuale e per parlare della grave situazione politica. È durata meno di un’ora l’attesa riunione del parlamentino del Pd, aperta con la relazione del segretario Guglielmo Epifani e chiusa con le comunicazioni di Stefano Bonaccini, segretario del Pd Emilia Romagna, renziano, incaricato di guidare i lavori della commissione congresso. Il regolamento congressuale è stato votato all’unanimità, con solo un astenuto, Nico Stumpo.

«Abbiamo perso troppo tempo dietro alle regole – ha affermato Epifani – ma le regole sono la sostanza della democrazia. Sono felice che il congresso si possa svolgere entro l’anno, anche se avrebbe aiutato un minor carico di sospetti». La quadra è stata trovata ieri sera in commissione, con il via libera anche di Pippo Civati e Gianni Pittella. «Pur non potendo apportare modifiche allo statuto del Pd – ha spiegato Bonaccini – abbiamo recepito le raccomandazioni votate sabato scorso in Assemblea e abbiamo tracciato la road map».

Primarie confermate per l’8 dicembre, aperte a tutti gli elettori che si iscrivono all’albo degli elettori del Pd e che verseranno la quota di due euro (pagamento da cui sono assolti gli iscritti del Partito Democratico). Confermato anche il percorso congressuale, che partirà con i congressi di circolo, provinciali e territoriali, senza vincoli con le candidature nazionali. Il termine per la presentazione delle candidature è fissato per l’11 ottobre, mentre il 24 novembre si svolgerà la convenzione nazionale e il giorno dopo la presentazione della lista unica a sostegno di ognuna della candidature. Vi è infine una raccomandazione per la quale ogni candidato si impegna a garantire, in caso di primarie per la scelta della premiership, la partecipazione anche di altri esponenti del Pd oltre al segretario.

Il Pd scrive così la parola fine sulla questione delle regole del congresso per concentrarsi sulle vicende che stanno condizionando la vita politica del Paese. «Siamo arrivati ad un livello di gravità estrema – ha detto Epifani – faccio mie le parole di Napolitano che giudica inquietanti le minacce di dimissioni da parte dei parlamentari del Pdl. Enrico Letta ha parlato di umiliazione del Paese, io aggiungo che c’è in atto un tradimento e un colpo alle spalle dell’Italia che lavora e che non si rassegna». Secondo il segretario del Pd, stiamo entrando in una «fase cruciale per cercare di uscire dalla crisi economica e in questa fase non si può sbagliare: bisogna far ripartire gli investimenti, abbassare le tasse sul lavoro, puntare su scuola, formazione, ricerca, affrontare con forza i casi Telecom e Alitalia».

Davanti alle minacce del Pdl, quindi, il governo ha una via obbligata: «Tocca al presidente del Consiglio aprire in Parlamento il chiarimento che si rende urgente. Deve essere chiaro e risolutivo su due punti: rispetto e comportamenti istituzionali, scelte di programma economico e sociale che servono al Paese». Che fare nel caso in cui il chiarimento non andasse bene? «Lo vedremo, propongo di considerare la Direzione riunita in maniera permanente. Dobbiamo spiegare al Paese e all’opinione pubblica la nostra posizione, dobbiamo restare forti e uniti». In attesa di capire che ne sarà del governo e delle larghe intese. Ma con una certezza: «In questo contesto non si può tornare a votare con questa legge elettorale e non si può uscire da questa situazione con l’ennesimo giro di valzer».

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