RAVAGLI - RAI IN MEZZ'ORA

“Durata del governo funzionale alle cose utili che fa”

“Quel provvedimento muore prima di nascere. E’ un segnale di fumo, gli accordi erano altri. La seconda parte della Costituzione non si modifica”.
Lo ha detto Guglielmo Epifani, ospite di Agorà su RaiTre, a proposito del tentativo del Pdl di inserire nel treno delle riforme anche la riforma della giustizia.

E a proposito della sentenza in arrivo sul processo Mediaset, per il segretario del Pd “le sentenze si rispettano e si applicano. Noi siamo leali con il Paese, con chiarezza”.
“I problemi delle famiglie sono molto gravi – ha aggiunto -, abbiamo bisogno di fare delle operazioni per risolverli e per questo serve una fase di stabilità del governo che non può stare sotto fibrillazioni per le vicende giudiziarie di Berlusconi”.

Parlando del governo, il segretario del Pd ha precisato che la sua durata “è funzionale alle cose utili che fa. Il governo ha fatto poche cose utili ma in due mesi non si poteva fare di più”.
“Si deve avere coscienza che questo esecutivo ha i margini stretti – ha spiegato – e bisogna dire la verità al Paese: il governo ha ereditato una situazione pesante con la recessione che continua, conti da rifinanziare e un dramma sociale. Il governo sta lì da due mesi e ha vincoli europei troppo forti. Se fossimo al governo soli? Quando i problemi sono difficili sono difficili per tutti”.

Epifani ha risposto anche a Brunetta, che aveva definito ‘acqua fresca’ i provvedimenti sul lavoro presi dal governo. “Brunetta dovrebbe ponderare le parole, ha responsabilità pubbliche o ne dovrebbe trarre le conseguenze – ha detto -. Acqua fresca sono le sue dichiarazioni. Questo film lo abbiamo già visto, negli ultimi mesi del governo Monti il Pdl faceva finta di sostenerlo e poi attaccava le sue scelte. Sono atteggiamenti singolari: il capogruppo del partito che appoggia il governo non può puoi dire che il governo fa scelte sbagliate”.

Quanto alle conclusioni dell’ultimo vertice europeo, che ha deliberato il potenziamento delle risorse per il lavoro ai giovani, che passano da 6 a 9 miliardi, per il segretario democratico “da Bruxelles arriva una buona notizia, ma non risolve tutti i nostri problemi: si devono incentivare le assunzioni dei giovani ma anche agevolare gli investimenti e far ripartire la domanda”.

E, a proposito della contrapposizione crescita-austerità, secondo Epifani “non possiamo andare avanti con un’Europa che fa solo politiche di austerità, politiche che hanno nome e cognome: i governi di centrodestra che hanno proposto solo ricette sbagliate”.
“Non si può accusare il Pd di eccesso di responsabilità e non vedere le responsabilità di chi ha portato il Paese allo sfascio”, ha aggiunto.

Rispondendo a chi gli chiedeva del partito, il segretario ha detto: “So bene che c’è una parte di sofferenza nel nostro mondo, ma sta avvenendo un fatto singolare: malgrado questi problemi, abbiamo vinto tutte le amministrative e i sondaggi ci danno in risalita”.
“Il Pd cambia segretari, ma, lo si voglia o no, è un partito che c’è. Gli altri partiti? Può esistere il M5S senza Grillo?”.

E sul congresso, Epifani ha specificato: “Le regole saranno trasparenti, non vogliamo fregare nessuno, e anche le primarie saranno aperte”
“Ci sono due certezze – ha proseguito -: il congresso di farà entro l’anno e con metodo democratico. Il nostro interesse è fare un congresso che provi a fare una discussione interna con la nostra gente e con i nostri elettori, una discussione dal basso. Si deve poter fare la prima fase del congresso discutendo dei problemi e non su chi sarà il segretario”.

“Confermo che non mi candiderò segretario al prossimo congresso”, ha fatto sapere.

Rispondendo a una domanda sulla Fiat, Epifani ha detto: “Credo che il governo faccia bene a chiedere a Marchionne chiarimenti sulle strategie generali del gruppo: ad esempio, la questione della scelta della sede legale e i problemi che creerà rispetto all’italianità”.

“La Fiat – ha sostenuto Epifani – ha fatto negli anni scelte che si sono rivelate sbagliate da due punti di vista: la prima è che quando aveva un ruolo importante nel mercato europeo si è concentrata più su altri settori e meno sulla produzione automobilistica. In secondo luogo, ha contratto i margini di vendita e di mercato ed è stata costretta a ridurre i volumi produttivi e a chiudere le fabbriche”.

“Lo Stato – ha proseguito – ha alimentato indirettamente tante risorse della Fiat: dall’uso della cassa integrazione nei processi di riorganizzazione ai finanziamenti all’impresa, ma ne ha ricavato sostanzialmente poco in termini di vantaggio paese. Cosicché oggi siamo un Paese che, pur essendo tra quelli fondatori dell’industria dell’automobile nel mondo, produce troppo poco rispetto agli altri Paesi europei e internazionali”.

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